Pier Luigi Nimis, Antonio Bartelletti, Emanuele GuazziFoto di Andrea MoroCon il termine di ‘zone umide’ la convenzione di Ramsar indica: ‘paludi, torbiere, acquitrini o comunque specchi d'acqua naturali o artificiali, permanenti e no, con acqua dolce, salmastra o salata, ferma o corrente’. Questi ecosistemi ospitano una flora specializzata di grande interesse ecologico o fitogeografico.La Toscana conserva ancora diverse aree palustri anche se piccole, nonostante i massicci interventi di bonifica.Nelle Alpi Apuane esse sono poco frequenti, a causa della prevalenza di substrati calcarei molto permeabili che non consentono ristagni significativi di acqua; non mancano però alcuni esempi di aree umide, oggi divenute delicatissime, che conservano piante divenute rare, vunerabili o minacciate.Il Padule di Fociomboli è la zona umida più conosciuta ed estesa, occupando per circa un ettaro un ripiano ellittico che era il letto di una conca würmiana ben conservata nelle tipiche forme; la flora è ricca di specie, tra cui tre rare orchidee, Dactylorhiza incarnata, Epipactis palustris ed il relitto glaciale Herminium monorchis, presente in Appennino nella sola stazione di Fociomboli.Nei pressi del Monte Tontorone, una piccola area umida ospita l’unica stazione apuana di Menyanthes trifoliata; la piccola zona umida di Gorfigliano in Garfagnana ospita una cospicua popolazione della rara Epipactis palustris; vanno ricodate anche le aree di Puntato e di Foce di Mosceta, nel Retrocorchia, e due aree palustri ormai allo stato quasi residuale nel M. Palodina.Nel Parco si possono osservare specie palustri anche in altre piccole aree, legate a sorgenti, stillicidi, fossi, ecc., come l’esile Anagallis tenella, Osmunda regalis, e briofite del genere Sphagnum, presenti in quasi 20 stazioni.Sulla base di dati bibliografici e rilevamenti diretti sono state selezionate 123 specie legate a luoghi umidi presenti nel Parco. La guida vuole avvicinare l’escursionista e l’appassionato ad una maggiore conoscenza delle piante palustri e renderlo sempre più consapevole del loro valore e della necessità della loro conservazione.La guida è stata realizzata in collaborazione con il Progetto Dryades, coordinato dal Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste, nell’ambito del Progetto di conservazione e valorizzazione della biodiversità nelle aree umide dei tre parchi regionali della Toscana, finanziato dal Ministero dell’Ambiente (Progettualità CIPE 19/2004).
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